Redazione contratti nell’era dell’IA: gli strumenti generalisti battono quelli legali specializzati

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Il tema della redazione di contratti sta vivendo una trasformazione profonda, spinta dall’avanzata dell’intelligenza artificiale. Un recente studio di LegalBenchmarks ha infatti mostrato un risultato sorprendente: i modelli di IA generalisti, come Google Gemini 2.5 Pro, hanno superato gli strumenti legali specializzati nella stesura di bozze contrattuali, raggiungendo un tasso di affidabilità del 73,3% contro il 70% dei migliori professionisti umani. Un dato che apre interrogativi cruciali: come è possibile che modelli non progettati per il settore legale offrano prestazioni superiori a soluzioni nate per quello scopo?
L’articolo analizza nel dettaglio i risultati dello studio, evidenziando vantaggi e limiti di entrambe le tecnologie e soffermandosi sul crescente scetticismo di parte della comunità legale, che teme un’eccessiva dipendenza da strumenti automatizzati. Allo stesso tempo, esplora il disagio diffuso tra i giovani avvocati, sempre più preoccupati che l’IA possa erodere competenze chiave come la redazione contrattuale.
In questo scenario in evoluzione, emerge l’importanza di affidarsi a consulenti IT e partner tecnologici qualificati, come Lanpartners, capaci di accompagnare studi legali e professionisti nella trasformazione digitale, garantendo un equilibrio tra automazione intelligente, sicurezza dei dati e controllo umano.
La redazione di contratti è da sempre il cuore pulsante della professione legale, un’attività che richiede precisione, conoscenza normativa, sensibilità interpretativa e soprattutto capacità di mediazione tra interessi contrapposti. Oggi, però, questo equilibrio si trova di fronte a una trasformazione profonda. L’intelligenza artificiale è ormai diventata molto più che una semplice assistenza nella ricerca o nell’analisi di documenti, ma comincia a redigere bozze contrattuali in modo autonomo, con un grado di affidabilità che, in alcuni casi, supera persino quello umano.
Un recente studio di benchmarking ha infatti rivelato che i modelli di IA generalisti, concepiti per un uso trasversale, riescono a produrre bozze di contratto più coerenti e precise di alcuni strumenti legali specializzati. Secondo i dati raccolti da LegalBenchmarks.ai, Gemini 2.5 Pro di Google ha raggiunto un tasso di affidabilità del 73,3%, contro il 70% del miglior avvocato umano partecipante al test.
Il risultato, inutile nasconderlo, ha sorpreso gli autori dello studio e apre interrogativi cruciali: cosa significa, per il futuro della professione legale, quando un modello di IA generalista può superare esperti di settore nella redazione di contratti? Quali rischi e opportunità si celano dietro a questa apparente “vittoria” tecnologica? E come può un’azienda o uno studio legale integrare con consapevolezza strumenti di questo tipo nel proprio flusso operativo?
Nella nuova frontiera che ormai unisce in maniera profonda tecnologia avanzata e diritto, il ruolo di partner tecnologici come Lanpartners assume un valore ancora più decisivo: accompagnare studi, professionisti e PMI nella scelta e integrazione delle soluzioni digitali più adatte, garantendo sicurezza, controllo e continuità operativa. Perché il futuro della redazione dei contratti non sarà solo una questione di IA, ma di equilibrio tra innovazione e competenza.
Lo studio di LegalBenchmarks e il risultato “sorpresa”
Lo studio di LegalBenchmarks.ai, pubblicato nel settembre 2025, rappresenta uno dei test comparativi più approfonditi mai condotti sulla redazione di contratti tramite intelligenza artificiale. Il team di ricerca ha analizzato tredici diversi sistemi – tra modelli di IA generalisti, piattaforme legali verticali e professionisti umani – sottoponendoli a trenta task di stesura contrattuale tratti da casi d’uso reali. In totale sono stati prodotti oltre 450 output, valutati secondo criteri di accuratezza giuridica, coerenza terminologica, chiarezza e aderenza alle istruzioni.
Ciò che è emerso ha ribaltato molte convinzioni radicate nel settore legale. I risultati mostrano infatti che gli avvocati umani hanno prodotto bozze affidabili, in media, nel 56,7% dei casi, mentre alcuni modelli di IA hanno superato questa soglia. Il modello Gemini 2.5 Pro, ad esempio, ha ottenuto un indice di affidabilità del 73,3%, leggermente superiore al miglior avvocato umano del test (70%). Ancora più interessante è il confronto con gli strumenti legali verticali: piattaforme come August e Brackets, progettate specificamente per la redazione di contratti, si sono fermate rispettivamente al 66% e 64%, dimostrando performance inferiori rispetto alle IA generaliste.
L’unico parametro in cui gli strumenti legali specializzati hanno primeggiato è stato quello della workflow integration, ossia la capacità di operare direttamente all’interno di software come Microsoft Word o in sistemi di gestione documentale. Tuttavia, la qualità del contenuto generato è risultata meno solida rispetto ai modelli generalisti. In sostanza, i tool verticali offrono una migliore compatibilità con i processi quotidiani di uno studio legale, ma non necessariamente una migliore qualità della redazione dei contratti in termini di precisione, coerenza e completezza.
Questo dato, che può apparire marginale, è in realtà il fulcro del dibattito: se l’IA generalista produce bozze più accurate di quelle redatte da strumenti legali specialistici o persino da professionisti esperti, allora il ruolo dell’avvocato nella redazione dei contratti deve essere ripensato: non eliminato, ma evoluto verso una funzione di controllo
Perché i modelli IA generalisti hanno vinto nella redazione contratti
Il risultato sorprendente, ovvero che modelli non specificamente progettati per il contesto legale abbiano sovraperformato rispetto a quelli verticali nella redazione di contratti, richiede alcune spiegazioni.
Innanzitutto, i modelli generalisti dispongono spesso di dataset vastissimi e aggiornati, che includono linguaggio naturale, formulazioni varie e numerosi esempi di documenti contrattuali. Questo ampissimo training consente loro di “comprendere” rapidamente la struttura e la terminologia contrattuale.
In secondo luogo, la curva di sviluppo delle IA verticali può essere più lenta: gli strumenti legali specializzati richiedono un addestramento su dati normativi e contrattuali specifici, che spesso non sono aggiornati tanto rapidamente quanto i modelli generalisti. Ciò può dar luogo a un ritardo nella “conoscenza” delle nuove formulazioni o clausole emergenti.
In terzo luogo, nella redazione di contratti con compiti standardizzati, ad esempio la stesura di NDA, contratti di fornitura, SOW (Statement of Work), la variabilità è minore e l’automazione risulta più facile: in questi contesti le IA “semplici” possono performare molto bene.
Per un ufficio legale che si occupa di redigere contratti in volumi elevati, queste capacità si traducono in tempo risparmiato, consistenza maggiore e costi potenzialmente ridotti. Tuttavia, è fondamentale non confondere la “bozza” con il prodotto finale: la redazione dei contratti di natura legale richiede ancora un livello di supervisione e giudizio che solo il professionista può garantire.
Scetticismo e limiti della “vittoria” IA nella redazione contratti
Pur brillanti nei numeri, i risultati del benchmark richiedono un’analisi critica e un contesto adeguato: non si tratta di un trionfo totale, né di una sostituzione automatica della competenza umana nella redazione di contratti. Innanzitutto, lo studio ammette di per sé limitazioni metodologiche: la scelta degli strumenti testati includeva alcuni tool di nicchia (August, Brackets) e potrebbe non rappresentare l’intero panorama delle tecnologie legali specializzate disponibili.
Inoltre, redigere un contratto non significa esclusivamente generare un primo draft, ma richiede anche interpretazione del contesto, negoziazione, gestione delle parti e delle loro esigenze e valutazioni commerciali. In questi ambiti gli esseri umani mantengono ancora un notevole vantaggio: lo studio rileva infatti che i professionisti eccellono nei compiti complessi come l’integrazione di input multipli (modelli, email, comunicazioni), operazioni che le IA non sempre gestiscono bene.
A ciò si aggiunge il tema della responsabilità: se la bozza generata dall’IA contiene errori, ambiguità o non coglie un rischio nascosto, la responsabilità legale resta in capo all’avvocato o all’ufficio legale che la adotta. Per la redazione di contratti, questo significa che l’IA non può essere “scavalcata” dalla supervisione umana, e che vanno stabiliti protocolli chiari di revisione e controllo.
Timore degli avvocati e cambiamento del ruolo nella redazione contratti
La trasformazione digitale nella redazione dei contratti sta generando una certa ansia tra i giovani professionisti del diritto: ad esempio, circa il 34% degli avvocati under 35 indica la tecnologia come la principale minaccia per la propria carriera. Perché questo timore? Ecco alcuni dei principali elementi che agitano la professione:
- La redazione dei contratti rappresentava una competenza formativa fondamentale per i giovani avvocati: scrivere bozze, confrontarsi con clausole, negoziare erano tappe fondamentali della crescita professionale.
- Con l’IA che può generare bozze affidabili, il rischio è che quel “training sul campo” si riduca o si modifichi, cambiando il percorso formativo.
- Occorre sviluppare competenze nuove: comprensione degli strumenti, supervisione del risultato IA, capacità di definire prompt efficaci, controllo della qualità e dell’integrazione dei processi digitali.
- C’è il timore che l’output generato dall’IA venga preso come “bozza valida” senza sufficiente controllo, con conseguenti rischi reputazionali come spiegato anche in questo nostro articolo.
- Gli studi legali e gli uffici corporate che non offrono strumenti adeguati (hardware, software, formazione) espongono i giovani professionisti a un gap tecnologico, come è stato spiegato qui.
Queste preoccupazioni si intrecciano strettamente con il tema della redazione di contratti nell’era digitale: il ruolo dell’avvocato si sta spostando infatti sempre più verso il coordinamento, la supervisione e l’analisi piuttosto che la generazione manuale del testo contrattuale.
Quali strategie per gli studi legali e gli uffici corporate nella redazione tecnologica di contratti
Per affrontare efficacemente il cambiamento che sta avvenendo nella redazione dei contratti, gli studi legali e gli uffici aziendali devono adottare strategie consapevoli e strutturate. Ecco come:
- Valutazione dello strumento: selezionare non solo in base alla qualità del draft (accuratezza, coerenza, adeguatezza legale) ma anche considerando l’integrazione con i flussi di lavoro esistenti (ad es. Word, gestione delle clausole, repository).
- Definizione di supervisione umana: stabilire chiaramente il livello di controllo richiesto sull’output IA, come revisione, modifica, approvazione da parte del professionista qualificato.
- Aggiornamento delle librerie contrattuali: anche con l’IA, è vitale mantenere aggiornate clausole, modelli e precedenti contrattuali, perché la redazione dei contratti resta un’attività che richiama conoscenza sostanziale e contestuale.
- Misurazione dei KPI: ad esempio tempo medio di redazione, percentuale di bozze approvate senza modifica, numero di errori riscontrati, livello di soddisfazione dei reviewer.
- Formazione e change management: preparare i professionisti ad utilizzare gli strumenti digitali, comprenderne i limiti, saper interagire con le IA e gestire le revisioni critiche.
- Collaborazione tecnologia-legale: coinvolgere sin dall’inizio il team IT e l’ufficio legale per definire flussi, ruoli, responsabilità e livello di automazione.
Nel contesto della redazione contratti, l’adozione della tecnologia deve essere vista come evoluzione dell’processo: grazie all’IA, gli operatori possono concentrarsi su compiti a più alto valore aggiunto, lasciando che le fasi più standardizzate vengano accelerate. Qui entra in gioco un consulente di alto livello come Lanpartners, che può affiancare nella scelta della tecnologia, nella progettazione del processo e nella formazione del team unendo, grazie alla nostra esperienza, competenza tecnologica e compliance legale.
Redazione contratti: verso un equilibrio tra tecnologia e competenza umana
La redazione di contratti di ogni tipo rimane una competenza centrale per studi legali e uffici legali aziendali, ma la natura di tale competenza sta mutando profondamente.
L’avvento delle IA generaliste ha lanciato una sfida e al tempo stesso un’opportunità: gli strumenti digitali permettono infatti di generare bozze con efficienza e qualità crescente, ma richiedono supervisioni costanti, controlli approfonditi e integrazione con il contesto legale e organizzativo. Le paure degli avvocati junior sono comprensibili, ma il vero vantaggio sarà per chi saprà trasformare la digitalizzazione in un’occasione di sviluppo, non in una minaccia.
Per questo, rivolgendosi a chi cerca un supporto nella trasformazione digitale della redazione contratti, Lanpartners offre un approccio integrato che va dalla valutazione del tool alla definizione del workflow, dalla formazione del team al monitoraggio dei risultati. In un mondo in evoluzione, è chi saprà guidare il cambiamento – e non subirlo – che farà la differenza.
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