Disaster recovery e Business continuity: il piano indispensabile per ogni PMI

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Ogni dato, ogni processo operativo, ogni servizio rivolto a clienti o partner è fortemente dipendente da infrastrutture informatiche complesse e interconnesse. Con la transizione digitale che sta affrontando il nostro Paese, le minacce alla sicurezza IT come cyber attacchi, disastri naturali, errori umani o malfunzionamenti hardware rappresentano un rischio sempre maggiore per le infrastrutture. Alla luce di questa considerazione, nessuna organizzazione può più permettersi interruzioni prolungate dei servizi o la perdita di dati critici, ed è per questo che le imprese stilano piani di Disaster recovery e Business continuity.
Non solo le multinazionali, ormai anche le PMI devono prestare molta attenzione a questi pericoli. Queste realtà, che rappresentano il vero tessuto nevralgico e produttivo italiano, spesso operano con risorse IT limitate e con una minore tolleranza all’interruzione dei servizi: un fermo dei sistemi, anche solo di qualche ora, può significare per una PMI perdita di fatturato, danni reputazionali e complicazioni legali. Per questo motivo, la continuità operativa e la capacità di recuperare rapidamente dopo un attacco hacker o un malfunzionamento devono essere al centro di ogni strategia IT aziendale.
È vero inoltre che alcuni settori sono più esposti, per natura, rispetto ad altri:
- il manifatturiero, per esempio, dove le linee produttive dipendono da sistemi interconnessi;
- la finanza, soggetta a normative stringenti e a elevati rischi reputazionali;
- la sanità, dove l’accesso continuo a dati clinici può essere una questione di vita o di morte.
- il retail e l’e-commerce, dove ogni minuto di inattività si traduce in perdita di fatturato.
- i servizi professionali, che necessitano di continuità per mantenere la fiducia dei clienti
Lanpartners propone soluzioni avanzate di Disaster recovery e Business continuity per supportare le imprese in questo percorso di protezione e recupero dei dati. Grazie alla certificazione ISO 27001, l’azienda assicura che ogni processo sia conforme ai più alti standard di sicurezza delle informazioni.
Business continuity: garantire l’operatività in ogni scenario
Il concetto di Business continuity (BC) si riferisce alla capacità di un'organizzazione di proseguire le proprie attività principali anche in presenza di eventi imprevisti o gravi emergenze. Questo approccio non riguarda solamente la componente tecnologica, ma abbraccia l’intero ecosistema operativo dell’azienda come percorsi produttivi, risorse umane, logistica, comunicazione e relazioni con clienti e fornitori.
Per essere efficace, un piano di Business continuity deve partire da un’approfondita Business Impact Analysis (BIA) che identifica le funzioni aziendali critiche e valuta le conseguenze di una loro interruzione. Su questa prima base si stabiliscono le priorità operative e si definiscono i livelli minimi accettabili di servizio con i quali l’azienda può continuare a operare. Il piano dovrebbe includere, inoltre, la predisposizione di procedure alternative per l’erogazione dei servizi, la formazione continua del personale coinvolto e un sistema di comunicazione interno ed esterno in grado di funzionare anche in condizioni degradate.
Il tutto va poi verificato attraverso test periodici e aggiornato in funzione dei cambiamenti organizzativi o tecnologici che subisce, nel tempo, l’infrastruttura IT aziendale.
Disaster recovery: il recupero tecnico dopo il disastro
Il Disaster recovery (DR) è la componente che riguarda in modo specifico il ripristino dell’infrastruttura IT e il recupero dei dati. Mentre la Business continuity mira alla continuità globale delle attività, il DR si concentra su come riportare rapidamente in funzione i sistemi informativi, garantendo la disponibilità delle informazioni e delle applicazioni critiche.
Un piano di Disaster recovery (DRP) è tipicamente reattivo, ovvero entra in azione solamente dopo che si è verificato un incidente e si focalizza su:
- Backup e ripristino dei dati
- Ripristino di sistemi e infrastrutture IT
- Continuità dei servizi digitali essenziali
Il DRP definisce le procedure tecniche per il recupero, le responsabilità operative e le tempistiche di intervento, assicurando che ogni componente dell’infrastruttura sia protetta e ripristinabile secondo i parametri stabiliti. L’efficacia di un piano di Disaster recovery dipende inoltre dalla qualità delle soluzioni adottate (es. backup off-site, soluzioni cloud, DRaaS) e dalla capacità di testare regolarmente i processi di ripristino.
Differenze tra Disaster recovery e Business continuity
Spesso trattati come sinonimi, Disaster recovery e Business continuity sono approcci distinti ma complementari nella gestione della continuità operativa aziendale. La Business continuity si focalizza sulla capacità dell’azienda di continuare a operare durante un’interruzione, attivando processi alternativi per evitare fermi produttivi. Il Disaster recovery, invece, è focalizzato sul ripristino tecnico dei sistemi IT dopo l’evento critico con l’obiettivo di riportare infrastrutture e dati a uno stato funzionale scongiurando, allo stesso tempo, una perdita massiva di informazioni.
Il Disaster recovery è, tutti gli effetti, una parte del piano di Business continuity. Per semplificare, possiamo schematizzare le principali differenze:
- Obiettivo: la Business continuity garantisce la continuità delle funzioni aziendali anche in condizioni di crisi, mentre il Disaster recovery è orientato al recupero tecnico dell’IT dopo un incidente.
- Ambito: la BC coinvolge processi aziendali, risorse umane e comunicazione, il DR riguarda solo i sistemi tecnologici.
- Tempistiche: la BC è pensata per essere attivata immediatamente, il DR ha obiettivi di tempo e dati misurabili (RTO e RPO).
- Approccio: la BC è organizzativa e strategica, il DR è operativo e tecnico.
L’importanza strategica per le aziende di avere piani integrati
Disporre di piani integrati di Disaster recovery e Business continuity è ormai la norma per ogni PMI. Per garantire la competitività nel mercato e, allo stesso tempo, conservare la fiducia dei propri clienti, un piano integrato dovrebbe consentire all’impresa di:
- Ridurre significativamente i tempi di inattività e i danni economici associati.
- Assicurare la conformità con normative e standard di sicurezza.
- Salvaguardare la reputazione aziendale e la fiducia dei clienti.
- Ottimizzare l’allocazione delle risorse, focalizzandosi sulle funzioni critiche.
- Migliorare la capacità di risposta e adattamento a eventi imprevisti.
Un approccio integrato permette dunque di affrontare in modo coordinato tutte le fasi di una potenziale emergenza, dalla prevenzione al ripristino, massimizzando l’efficacia delle azioni e minimizzando i rischi di interruzione prolungata di servizio.
Un piano di Disaster recovery e Business continuity efficace
Per strutturare un piano di Disaster recovery e Business continuity efficace, ogni azienda dovrebbe partire dall’identificazione delle Critical Business Functions (CBF), ovvero quei processi e attività fondamentali che, se interrotti, compromettono gravemente la capacità dell’impresa di operare. La loro individuazione consente di mappare le dipendenze operative essenziali e di valutare l’impatto potenziale derivante dalla loro indisponibilità, in termini sia economici sia di continuità del servizio.
Vanno dunque definiti dei parametri fondamentali, ognuno con un ruolo tecnico preciso:
- Maximum Tolerable Downtime (MTD): è il tempo massimo di inattività di una funzione aziendale prima che le conseguenze per il sistema diventino irreversibili. Questo valore guida la scelta delle priorità di intervento e delle risorse da allocare.
- Recovery Time Objective (RTO): misura il tempo massimo entro cui una funzione o un sistema deve essere ripristinato dopo l’interruzione. Un RTO basso implica soluzioni tecnologiche a risposta immediata come ambienti in alta disponibilità o sistemi cloud attivi-standby. Questo parametro, per definizione, è collegato al MTD.
- Recovery Point Objective (RPO): indica il lasso di tempo (espresso in minuti, ore o giorni) entro cui è tollerabile che i dati vengano recuperati. Definisce, di fatto, quanta perdita di dati è accettabile: ad esempio, un RPO di 12 ore implica che risulta tollerabile perdere 12 ore di dati. Questo parametro deve essere definito dall’azienda.
L’accurata definizione di questi parametri consente di pianificare interventi proporzionati al rischio, allocare budget IT in modo efficiente e scegliere soluzioni tecnologiche coerenti con il profilo dell’azienda.
Cosa contiene un piano di Disaster recovery e Business continuity
Un piano ben strutturato di Disaster recovery e Business continuity, come quello implementato da aziende leader del settore come Lanpartners, deve includere alcuni elementi fondamentali e imprescindibili quali:
- Valutazione dei rischi: analisi sistemica delle minacce fisiche, logiche e organizzative, con classificazione in base a probabilità e impatto. Include vulnerabilità legate a infrastrutture obsolete, dipendenze da fornitori esterni, esposizione a cyber attacchi e disastri naturali.
- Business Impact Analysis (BIA): studio delle conseguenze economiche e operative derivanti dall’interruzione delle funzioni critiche. La BIA permette di identificare le CBF, calcolare l’MTD e l’RTO, e stabilire le dipendenze tra processi e sistemi.
- Strategie di mitigazione: definizione di misure per ridurre l’impatto potenziale degli eventi. Possono includere infrastrutture ridondanti, segmentazione delle reti, accessi zero trust, backup geografici e policy di sicurezza aggiornate.
- Definizione dei team di crisi: creazione di un Incident Response Team con ruoli e responsabilità ben definiti. Il piano deve contenere la struttura gerarchica, i canali di comunicazione interna e i criteri di escalation.
- Procedure operative: documentazione dettagliata delle azioni da intraprendere durante e dopo l’incidente. Include checklist tecniche, step-by-step di failover, script di automazione e strumenti di monitoraggio.
- Piano di comunicazione: protocolli per informare personale, clienti, fornitori e stakeholder. Include canali alternativi (SMS, app, linee d’emergenza) e modelli predefiniti per la comunicazione pubblica.
- Infrastrutture ridondanti: progettazione e implementazione di ambienti di backup e sistemi ad alta disponibilità. Possono comprendere cluster geografici, bilanciatori di carico, storage distribuito e ambienti cloud ibridi.
- Verifica e testing: simulazioni periodiche (tabletop o test reali) per valutare l’efficacia del piano e l’addestramento del personale. Include anche metriche di performance e feedback per il miglioramento continuo.
- Manutenzione del piano: aggiornamento costante in base a modifiche infrastrutturali, nuove minacce, variazioni normative o riorganizzazioni aziendali. Il piano deve essere un documento vivo, integrato nella governance aziendale.
Affidarsi a Lanpartners: un partner certificato per la continuità aziendale
Lanpartners si posiziona come punto di riferimento e partner per le PMI che desiderano implementare strategie avanzate di Disaster recovery e Business continuity. Grazie a un portafoglio di tecnologie digitali all’avanguardia (cloud, soluzioni ibride e infrastrutture on-premise) Lanpartners garantisce sicurezza dei dati, produttività e facilità di utilizzo degli strumenti aziendali.
L’approccio alla sicurezza digitale, basato su analisi approfondite, personalizzazione e su un’esperienza ventennale nella consulenza IT, consente di individuare le soluzioni più adatte alle specifiche esigenze di ogni impresa.
Inoltre, le certificazioni conseguite da Lanpartners, come la ISO/IEC 27001:2022, attestano la conformità ai più rigorosi standard di settore e la capacità di offrire servizi affidabili, scalabili e sempre aggiornati rispetto alle best practice internazionali.
Il nostro obiettivo è fornire supporto specialistico in ogni fase, dalla valutazione dei rischi alla progettazione, implementazione e test dei piani di Disaster recovery e Business continuity.
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